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martedì 4 dicembre 2012

Domenico Modugno - Vecchio frac



[1955]

Vecchio frac

E' giunta mezzanotte,
si spengono i rumori,
si spegne anche l'insegna 
di quel'ultimo caffè.
Le strade son deserte,
deserte e silenziose, 
un'ultima carrozza 
cigolando se ne va.

Il fiume scorre lento 
frusciando sotto i ponti,
la luna splende in cielo,
dorme tutta la città, 
solo va un uomo in frac.

Ha il cilindro per cappello,
due diamanti per gemelli,
un bastone di cristallo,
la gardenia nell'occhiello
e sul candido gilet
un papillon, 
un papillon di seta blu,
s'avvicina lentamente
con incedere elegante,
ha l'aspetto trasognato,
malinconico ed assente,
non si sa da dove vien
ne dove va,
chi mai sarà 
quell'uomo in frac?

Bonne nuit, bonne nuit,
bonne nuit, bonne nuit.

"Buona notte"
va dicendo ad ogni cosa,
ai fanali illuminati,
ad un gatto innamorato
che randagio se ne va.


E' giunta ormai l'aurora,
si spengono i fanali,
si sveglia a poco a poco
tutta quanta la città.
La luna s'è incantata,
sorpresa ed impallidita
pian piano 
scolorandosi nel cielo sparirà.
Sbadiglia una finestra
sul fiume silenzioso
e nella luce bianga
galleggiando se ne van
un cilindro,
un fiore e un frac.

Galleggiando dolcemente
e lasciandosi cullare
se ne scende lentamente
sotto i ponti verso il mare,
verso il mare se ne va. 
Chi mai sarà, chi mai sarà
quell'uomo in frac?

Adieu, adieu, adieu, adieu,
addio al mondo,
ai ricordi del passato,
ad un sogno mai sognato, 
ad un attimo d'amore 
che mai più ritornerà.